Wall Street in ripresa dopo sell off shock post Fed. Il noto bullish Jeremy Siegel: ‘Fatemelo dire, siamo in recessione’
Wall Street tenta il recupero dopo la seduta da incubo della vigilia, scatenata dall’effetto Fed, che il giorno prima aveva annunciato di aver alzato i tassi Usa di 75 punti base, al nuovo range compreso tra l’1,5% all’1,75%, nel tentativo di scongiurare nuove fiammate dell’inflazione Usa.
Alle 15.50 ora italiana circa, il Dow Jones sale di 141 punti circa (+0,47%), a 30.067,44 punti, recuperando dunque la soglia di 30.000 punti bucata ieri; lo S&P 500 avanza dello 0,73%, a 3.693; il Nasdaq fa +1,38% a 10.799 punti, sorretto dai buy che tornano sulle Big Tech del calibro di Apple, Alphabet e Microsoft.
Scattano gli acquisti anche sui titoli delle società attive nel settore del turismo, come Carnival e Norwegian Cruise Line.
Focus ancora sulla Fed, dopo la pubblicazione degli estratti del discorso che Jerome Powell, numero uno della banca centrale Usa, terrà sul valore globale del dollaro:
“Il forte impegno della Federal Reserve a garantire la stabilità dei prezzi contribuisce alla diffusa fiducia nei confronti del dollaro come riserva di valore. A tal fine, io e miei colleghi siamo fermamente concentrati sull’obiettivo di riportare l’inflazione al nostro obiettivo del 2%”.
Con la paura della recessione tornata sotto i riflettori, il Dow Jones ha terminato la sessione di ieri in calo del 2,42%, o di 741,46 punti, a 29.927,07, bucando la soglia di 30.000 punti per la prima volta dal gennaio del 2021. Lo S&P 500 è capitolato del 3,25% a 3.666,77. Il Nasdaq Composite ha segnato un tonfo del 4,08% a 10.646,10, capitolando al valore più basso dal settembre del 2020.
Lo S&P 500 e il Nasdaq sono scivolati ulteriormente nella fase di mercato orso, concludendo la sessione della vigilia a valori rispettivamente in flessione del 24% e del 34% rispetto ai loro precedenti record; il Dow Jones è a un passo dal bear market, a un valore inferiore del 19% dal record intraday assoluto testato il 5 gennaio di quest’anno.
Gli indici azionari Usa si avviano a terminare una settimana di perdite a livelli record.
Lo S&P 500 è orientato a soffrire la settimana peggiore dal marzo del 2020, ovvero da quando il mondo si risvegliò in preda alla pandemia Covid-19. L’indice ha perso il 6% su base settimanale, e tutti i suoi sottoindici sono lontani di almeno il 15% rispetto ai loro recenti massimi.
Il Dow Jones, che ieri ha bucato la soglia di 30.000 punti per la prima volta dal gennaio del 2021, ha perso su base settimanale il 4,7%, soffrendo la sua 11esima settimana di ribassi delle ultime 12. Il Nasdaq Composite è stato colpito in modo più pesante, e si avvia a concludere la settimana con un ribasso del 6,1%.
Oggi si mette in evidenza la sfiammata dei rendimenti sui Treasuries Usa, che ieri erano balzati, scommettendo su una Fed più aggressiva sui tassi.
“Questa settimana è stata brutale -ha commentato il professore di finanza della Wharton School dell’Università della Pennsylvania, noto per essere di solito bullish sull’azionario, in un intervento al termine della giornata di contrattazioni di ieri, a Wall Street, al canale televisivo CNBC – Fatemelo dire, siamo in recessione. E’ una recessione moderata. Non è una recessione ufficiale di quelle proclamate dalla NBER National Bureau of Economic Research), sicuramente non ancora, ma in questa prima metà dell’anno la crescita del Pil sarà negativa, e poi si scivolerà ancora verso la fine dell’anno”.
I tassi decennali scendono al 3,241%, mentre i tassi a 30 anni sono in flessione al 3,271%. I rendimenti dei Treasuries a 2 anni, più sensibili alle decisioni di politica monetaria della Fed, sono invece in crescita al 3,164%.