Wall Street incerta con nuovi rumor Fed. Febbre tassi Treasuries: 10 y superano anche il 4,3%. Snap affonda (-26%)
Wall Street riduce le perdite sofferte in premercato, sulla scia di un articolo del Wall Street Journal, secondo cui diversi esponenti della Fed si starebbero preoccupando per la continua carrellata di strette monetarie lanciata dalla banca centrale Usa, nella lotta contro l’inflazione.
Gli esponenti, secondo il WSJ, starebbero valutando il rischio di andare troppo in là nel percorso dei rialzi dei tassi.
I rumor vengono diffusi a pochi giorni dalla riunione del Fomc, il braccio di politica monetaria della Fed di Jerome Powell, in calendario i prossimi 1 e 2 novembre.
Il consensus prevede il quarto rialzo consecutivo dei tassi di 75 punti base, volto a frenare l’inflazione Usa, rispettpo al range attuale, compreso tra il 3% e il 3,25%.
Ieri seconda sessione consecutiva negativa per la borsa Usa: il Dow Jones Industrial Average ha perso 90,22 punti (-0,30%), a 30.333,59; lo S&P 500 ha segnato un calo dello 0,8% a 3.665,78. Il Nasdaq Composite ha ceduto lo 0,61% a quota 10.614,84.
Wall Street si appresta comunque a terminare la settimana all’insegna dei guadagni: dalla sessione di lunedì fino alla chiusura di ieri, il Dow Jones ha guadagnato il 2,36%, lo S&P 500 ha incassato il 2,31% e il Nasdaq Composite ha riportato un progresso del 2,84%.
Alle 15.37, il Dow Jones è praticamente piatto così come anche lo S&P 500; anche il Nasdaq riduce sensibilmente i ribassi sofferti nel premarket, cedendo lo 0,28%.
L’ansia sulla direzione dei tassi di interesse continua ad assillare gli operatori di mercato, anche a causa della fiammata dei rendimenti dei Treasuries Usa. Ieri quelli a 10 anni sono volati oltre la soglia del 4,2%, incassando in due sessioni un balzo superiore ai 20 punti base. La marcia rialzista non si è fermata qui.
Nella giornata di oggi, i tassi dei Treasuries a 10 anni hanno continuato a puntare verso l’alto, sfondando anche la soglia del 4,3%, fino al 4,316%, nuovo record dal 2008. In crescita anche i rendimenti dei Treasuries a due anni, balzati al 4,639%, massimo dal 2007.
Nelle ultime ore i futures sui fed funds con scadenza a maggio 2023 sono schizzati oltre la soglia del 5% per la prima volta, a conferma di come i trader prevedano che la banca centrale alzerà i tassi fino a quel livello prima di fermarsi, nella sua lotta contro l’inflazione.
Ma le indiscrezioni del Wall Street Journal riportano la speranza, sui mercati, di una Fed magari meno aggressiva di quanto si stia paventando.
Protagonista anche la stagione delle trimestrali Usa.
Snap, la società dell’APP di messaggistica SnapChat, è tornata a spaventare gli investitori, con una trimestrale bocciata dal mercato.
Nel corso del terzo trimestre dell’anno, l’eps di Snap si è attestato a un valore superiore alle attese, pari a
0,08 dollari, a fronte di ricavi che si sono confermati invece deludenti.
Il gruppo ha comunicato la decisione di non fornire indicazioni per il quarto trimestre, la seconda volta consecutiva in cui ha scelto di non offrire una forward guidance al mercato.
Il titolo viene così penalizzato dai forti sell off, e segna un tonfo di oltre -26%, con un effetto contagio sui titoli delle Big Tech Usa, come Meta (-3,5%) e Alphabet (-1,45%).
Focus anche su Twitter, con il titolo che è crollato in premercato del 16%, dopo che alcune indiscrezioni hanno indicato la possibilità di un controllo sulle attività di Elon Musk, ceo di Tesla che, dopo un dietrofront, è tornato a puntare sul gruppo con una acquisizione del valore di $44 miliardi, da parte dell’ ufficio di Sicurezza Nazionale dell’amministrazione di Joe Biden.
Nel mirino, sia l’acquisizione di Twitter che la rete di satelliti Starlink. Allo stesso tempo il Washington Post ha riportato che Musk avrebbe intenzione di licenziare fino al 75% della forza lavoro di Twitter. Il titolo Twitter scivola di oltre il 5%, mentre Tesla arretra dello 0,85% circa.