Wall Street paga tensioni Usa-Cina su Hong Kong. Bank of America parla di ‘fake markets’
Anche Wall Street, così come il resto dell’azionario globale, sconta i timori di un’escalation tra Cina e Stati Uniti dopo che, in occasione della riunione annuale dell’Assemblea generale del popolo – il Parlamento cinese – , il premier cinese Li Keqiang ha annunciato una nuova legge sulla sicurezza nazionale, che conferma un maggiore controllo da parte di Pechino su Hong Kong.
Il Dow Jones perde 100 punti circa (-0,40%), a 24.376 punti; il Nasdaq riduce le perdite dopo mezz’ora di contrattazioni, oscillando nervosamente attorno a 9.288 punti. Lo S&P 500 cede 6 punti (-0,21%), a 2.942 punti.
Se approvate, le nuove norme proposte dalla Cina – stando a quanto si apprende -“vieterebbero la secessione, le interferenze straniere, il terrorismo e tutte le attività di sedizione volte a rovesciare il governo centrale”.
Immediata la reazione del presidente Usa Donald Trump, che ha detto di essere pronto a intervenire a favore della città stato, nel caso in cui la legge dovesse venisse imposta.
RALLY MERCATO ORSO? LA NOTA SUI ‘FAKE MARKETS’ DI BOFA
Focus sulla nota appena pubblicata di Mike Hartnett, responsabile strategist per gli investimenti di Bank of America, che parla di “fake markets” a causa dei bazooka monetari varati dalle varie banche centrali:
“I prezzi dei bond governativi e corporate sono ormai stabiliti dalle banche centrali…perchè si dovrebbe pensare che i prezzi delle azioni riflettano invece la realtà, in modo razionale?”, si è chiesto Hartnett.
Lo strategist ha ricordato che, nel corso delle ultime otto settimane, le banche centrali hanno lanciato programmi di acquisti di asset per un valore di $4 trilioni, effettuando per la precisione acquisti di asset finanziari per un valore di $2,4 miliardi all’ora, e che la capitalizzazione del mercato azionario globale è salita di $15 trilioni”.
Tuttavia, con 2.215 azioni su complessive 3.042 azioni globali che rimangono in una situazione di mercato orso, e che viaggiano dunque a un valore inferiore di oltre -20% rispetto ai loro massimi storici, Hartnett ha sottolineato che il rally recente di Wall Street debba essere considerato “nell’ambito del crash da $30 trilioni che ha caratterizzato i mesi di febbraio e marzo”.
Il forte recupero, ha spiegato ancora, è stato inoltre alimentato dai buy che si sono concentrati sui titoli dei titani che appartengono all’acronimo FAAMG (Facebook, Amazon, Apple, Microsoft, Google), la cui capitalizzazione ora eccede quella dell’intero mercato azionario dell’area euro.
Siamo dunque in presenza di un rally di mercato orso?
Hartnett ha ricordato che, in media, i rally di mercato orso del 1929, 1938 e 1974 sono stati caratterizzati da una ripresa del 61% degli indici dai rispettivi minimi testati, a seguito di una flessione, in media, del 49%.
Ciò significa che lo S&P 500 dovrebbe terminare il 2020 a 3.180 punti, rispetto ai 2.948,51 della chiusura di ieri.
In generale, Harnett definisce la strategia di Bank of America “tatticamente bullish” e “strutturalmente bearish” e accusa le banche centrali di aver creato un ‘azzardo immorale’ che costringerà gli investitori a continuare ad acquistare, le banche a prestare e le aziende zombie a emettere debito nel 2020.