Wall Street sull’attenti in attesa tassi Fed. Investitori valutano dati macro, tassi Treasuries a 2 anni al 3,85%
Wall Street dopo la carrellata di dati economici resi noti prima dell’inizio della sessione. All’inizio della giornata di contrattazioni, il Dow Jones perde quasi 60 punti (-0,17%), a 31.199 punti; lo S&P 500 arretra dello 0,42% a 3.948 punti, mentre il Nasdaq Composite scende dello 0,78% a 12.127 punti.
Gli investitori si concentrano sulle informazioni per certi versi contrastate che sono arrivate dal fronte macroeconomico degli Stati Uniti. Focus sulle vendite al dettaglio Usa, salite dello 0,3% ad agosto, meglio delle attese. Il dato di luglio è stato rivisto tuttavia al ribasso rispetto al trend invariato inizialmente riportato, a una flessione pari a -0,4%. Escluse le vendite di auto, le vendite al dettaglio sono scese dello 0,3%; escluse le vendite di auto e gas il dato è salito invece dello 0,3%. Occhio alle vendite presso i distributori di benzina che, su base mensile, sono scese del 4,2%, oltre il -2,3% di luglio, condizionate dall’indebolimento dei prezzi energetici.
Nuove indicazioni sull’inflazione sono arrivate dagli indici dei prezzi alle importazioni e dei prezzi alle esportazioni, scesi rispettivamente, sempre ad agosto, dell’1%, (meno della flessione dell’1,2% attesa dal consensus), e dell’1,6%, (più del -1,2% previsto), e rispetto al -3,7% di luglio.
L’inflazione rimane il chiodo fisso degli investitori, che cercano di prevedere cosa deciderà di fare la Fed di Jerome Powell, nell’imminente riunione del 20-21 settembre.
Ieri il sentiment è lievemente migliorato con la pubblicazione dell’indice dei prezzi alla produzione PPI degli Stati Uniti, sceso su base mensile dello 0,1%.
La componente core del dato, esclusi i prezzi dei beni alimentari, energetici e dei servizi commerciali, è salita invece dello 0,2%, a conferma di come la crescita dell’inflazione core stessa stia diventando più radicata nell’economia degli Stati Uniti.
Su base annua, una buona notizia è arrivata dal rallentamento dell’indice PPI, aumentato ad agosto al tasso dell’8,7%, in forte ritirata rispetto al +9,8% di luglio, e al ritmo di crescita più basso dall’agosto del 2021. Su base annua ha fatto dietrofront anche l’inflazione PPI core, salita del 5,6%, al ritmo più lento dal giugno del 2021.
Ma la pubblicazione, l’altro ieri, dell’altro dato che misura l’inflazione, quella sofferta dei consumatori, (dunque l’indice dei prezzi al consumo Usa), rimane uno spettro che angustia gli investitori.
Non per niente i tassi dei Treasuries confermano la fase rialzista, e l’attenzione si focalizza anche sulla curva dei rendimenti nel tratto compreso tra 2 e 30 anni, mai così invertita dal 2000. Lo spread è pari a 35 punti base.
La prospettiva di una Fed più aggressiva nella lotta contro l’inflazione, pronta ad alzare i tassi anche di 100 punti base nella prossima e imminente riunione del 20-21 settembre, ha portato i tassi dei Treasuries a due anni a superare ieri anche la soglia del 3,8%, balzando fino al 3,805%, valore più alto dal novembre del 2007.
I rendimenti dei titoli a due anni continuano a correre nella giornata di oggi, scattando oggi fino al 3,85%, al nuovo record dal 2007. I rendimenti dei Treasuries a 10 anni avanzano al 3,449%.
In un articolo pubblicato oggi, Bloomberg ha ricordato che, questa settimana, i rendimenti dei titoli a due anni sono volati di ben 23 punti base al 3,79% (oggi anche al 3,85%), mentre i tassi dei Treasuries a 30 anni sono saliti di meno di 2 punti base nello stesso arco temporale, al 3,46%.
Confermata la solidità del mercato del lavoro Usa con la pubblicazione, sempre oggi, del dato relativo alle richieste iniziali dei sussidi di disoccupazione che, nella settimana terminata il 10 settembre, è sceso per la quinta settimana consecutiva, attestandosi al minimo degli ultimi tre mesi, a quota 213.000. Il dato è stato decisamente migliore delle 226.000 unità attese dagli analisti.