Wall Street va giù anche oggi con paura inflazione-recessione. Ancora sell su Tesla
Wall Street ancora giù, in preda alla paura per l’avvento di una recessione negli Stati Uniti. Paura rinfocolata dal numero uno di JP Morgan, il ceo Jamie Dimon, che ha ammesso che l’inflazione potrebbe provocare una recessione negli Stati Uniti, nel corso del 2023. Alle 16 circa ora italiana, il Dow Jones perde lo 0,16%, lo S&P 500 arretra dello 0,50%, il Nasdaq perde lo 0,84%.
In un’intervista appena rilasciata alla trasmissione “Squawk Box” della Cnbc, Dimon ha detto che i consumatori e le aziende degli Stati Uniti versano al momento in buone condizioni; tuttavia, questa situazione potrebbe non durare per molto tempo ancora.
I consumatori, ha spiegato il ceo della banca numero uno degli States, hanno a disposizione risparmi in eccesso che ammontano a $1,5 trilioni, disponibili grazie ai programmi di stimoli che sono stati varati nel periodo della pandemia: il punto è che, ha fatto notare il banchiere, a fronte di questa cifra, gli americani stanno spendendo il 10% in più rispetto al 2021.
Non solo. Jamie Dimon ha detto che un tasso terminale della Fed attorno al 5% “potrebbe non essere sufficiente” a smorzare l’inflazione”, rialimentando così anche la paura di una Fed più falco delle previsioni.
Gli stessi timori hanno portato ieri Wall Street a chiudere in rosso:
il Dow Jones Industrial Average è scivolato di 482,78 punti, o 1,4%, a 33.947,10; lo S&P 500 ha perso l’1,79% a 3.998,84, il Nasdaq Composite è arretrato dell’1,93% a 11.239,94. Il calo del Nasdaq Composite è stato il peggiore dal 9 novembre scorso; anche per lo S&P 500 si è trattato della seduta peggiore in quasi un mese.
Tra i titoli scivola anche oggi Tesla, il titolo del colosso delle auto elettriche (EV) fondato e gestito da Elon Musk, che ieri ha pagato alcuni rumor su un taglio alla produzione nella fabbrica di Shanghai, scivolando di oltre il 6%. Le quotazioni stanno cedendo quasi il 3%.
Rimane alta l’attesa per la prossima riunione della Fed, in calendario i prossimi 13 e 14 dicembre: si scommette su un aumento dei tassi di 50 punti base, dopo quattro strette consecutive di 75 punti base, che hanno portato il costo del denaro Usa al top dal 2008, tra il 3,75% e il 4%.
La paura dei trader si sta spostando tuttavia sempre di più dall’entità dei tassi al valore del tasso terminale, ovvero del tasso finale, che lo stesso presidente della Fed Jerome Powell ha detto che potrebbe confermarsi più alto. Ieri i tassi sui Treasuries a 10 anni sono balzati di quasi 9 punti base, risalendo al 3,588%. Oggi i rendimenti fanno dietrofront, scendendo al 3,568%.