Xiaomi, debutto in Borsa con il “freno a mano”. Ma l’IPO è da “top di gamma”
Xiaomi, il brand cinese di tecnologia, fa il suo debutto in Borsa. La partenza sulla piazza di Hong Kong, però, è stata tutto sommato incolore, con un debutto a 17 dollari di HKD (2,17 dollari Usa), nella parte bassa della forchetta d’offerta di 17-22 dollari. L’andamento è stato però al ribasso e nei primi minuti di negoziazioni le azioni hanno perso più del 5,5%, verso i 16 dollari Hk. Nella seconda parte della seduta sono comunque riuscite a ricucire la perdita per chiudere leggermente sotto il punto di partenza (-2% a 16,8 dollari di Hk).
Secondo alcuni analisti la valutazione iniziale è stata considerata ancora troppo elevata; negoziare al di sotto del prezzo di emissione, infatti, suggerisce che gli investitori ritenevano che la valutazione del titolo era relativamente alta rispetto a quella di Tencent ed Apple.
Il prezzo dell’offerta pubblica d’acquisto della società produttrice di smartphones e accessori ha una valutazione complessiva di 54,3 miliardi di dollari, che permette di considerare l’operazione finanziaria come una delle tre più rilevanti IPO di un’azienda che opera nel mercato tecnologico. Xiaomi, fondata solo otto anni fa, è riuscita a vendere azioni per 4,72 miliardi di dollari.
L’azienda intende vendere 2,18 miliardi di titoli. la società, che ha il quartier generale a Pechino ma legalmente risiede alle Cayman, pensa di attrarre otto investitori primari tra cui Qualcomm, chipmaker americano che produce la piattaforma Snapdragon, oltre che il gruppo cinese della logistica S.F. Holding, la telco China Mobile e il gruppo statale China Merchants Group. Questi investitori, secondo le fonti di Reuters, dovrebbero acquistare in tutto il 13-15% delle azioni di Xiaomi nell’Ipo di Hong Kong.
Secondo gli ultimi dati di Canalys, Xiaomi in Europa è il quarto maggior venditore di smartphones per quote di mercato in Italia, dove ha da poco aperto i primi due Mi Store ed è presente con diverse proposte su Amazon.