Notiziario Notizie Italia Il punto su UniCredit nel Day After trimestrale. Preview Intesa SanPaolo, focus sul fatturato

Il punto su UniCredit nel Day After trimestrale. Preview Intesa SanPaolo, focus sul fatturato

28 Luglio 2022 15:16

L’UniCredit Day è andato più bene: la banca guidata da Andrea Orcel ha dato il via alla stagione delle trimestrali delle banche italiane con risultati più che solidi: tocca ora alla sua rivale Intesa SanPaolo, che comunicherà i propri conti domani, venerdì 29 luglio 2022.

Un articolo di Bloomberg mette in evidenza che il principale aspetto da considerare nel caso dell’istituto guidato da Carlo Messina sarà il trend del fatturato, con il margine di interesse atteso in crescita e le commissioni che, invece, dimostreranno di aver fatto i conti con la flessione dei mercati.

Il consensus degli analisti intervistati da Bloomberg prevede un fatturato, per Intesa SanPaolo, pari a 5,08 miliardi, su un utile netto di 1,01 miliardi. Il margine di interesse è previsto a 1,99 miliardi, le commissioni nette e le entrate legate in generale alle commissioni a 2,22 miliardi di euro, mentre gli accantonamenti per perdite sui crediti sono stimati a 804,3 milioni. Diversi i commenti degli analisti interpellati da Bloomberg.

Di seguito i commenti, con i relativi rating.

Ignacio Cerezo di UBS, che sul titolo UBS ha un rating “buy”, prevede un risultato contrastato per il fatturato di Intesa SanPaolo, con il margine di interesse che dovrebbe essere sostenuto dagli effetti di calendario e dalla spinta iniziale sui tassi. Le commissioni dovrebbero invece scontare, per l’appunto, la flessione dei mercati. Il capital ratio di Intesa è atteso da Cerezo al 12,5%, impattato negativamente dalla contabilizzazione del programma di buyback.

Anche Luigi Tramontana di Banca Akros ritiene che il titolo di Intesa sia da buy: a suo avviso, Intesa SanPaolo assisterà a un calo nella generazione del fatturato, che dovrebbe essere parzialmente compensato dai continui sforzi della banca, tesi a tagliare i costi. Le svalutazioni dei crediti dovrebbero balzare del 50% su base annua, a causa dell’esposizione della banca verso la guerra tra Ucraina e Russia.

Dal canto suo, Goldman Sachs stima un aumento dei costi sul credito, un calo delle commissioni in un contesto caratterizzato da condizioni di mercato più sfidanti. Il margine di interesse è atteso in crescita del 2%.

Bloomberg Intelligence ritiene tra l’altro che le entrate non legate agli interessi – che rappresentano il 60% del fatturato – potrebbero essere state zavorrate dalla volatilità del mercato in modo sufficiente da tradursi in un fatturato, nel secondo trimestre, al di sotto dei 5,1 miliardi attesi dal consensus. Dal consensus degli analisti intervistati, emergono 22 rating buy, 6 rating hold, 1 rating sell sul titolo Intesa SanPaolo, a fronte di un target price, in media, pari a 2,518 euro, con un margine di rialzo atteso pari a +47,1% rispetto al prezzo attuale. Da segnalare che nell’uktimo anno il titolo Intesa SanPaolo è sceso del 26,2%, rispetto alla flessione del Ftse Mib pari a -14,1%.

Oggi il titolo Intesa è in rialzo di oltre +1% nel primo pomeriggio, mentre UniCredit oggi è sotto pressione dopo il boom di buy della vigilia.

Ieri UniCredit ha riportato la trimestrale, che ha messo in evidenza un utile netto del 2022 a 2,010 miliardi, in forte aumento su base trimestrale e in rialzo del 94,5 per cento su base annua. L’utile netto post AT1 e Cashes di UniCredit era stato stimato da Equita SIM a 830 milioni, e a 908 milioni dal consensus, rispetto agli 1,034 miliardi del secondo trimestre del 2021, e rispetto ai 247 milioni di utile netto del primo trimestre del 2022. Le stime di Barclays sull’utile netto di UniCredit erano di 1,133 miliardi, mentre Banca Akros prevedeva per il secondo trimestre un utile netto di 980 milioni.

Escludendo l’impatto della Russia, l’utile netto del Gruppo è stato pari a €1,5 miliardi, con una robusta generazione organica di capitale di 67 punti base nel trimestre. UniCredit ha comunicato con la pubblicazione della trimestrale riferita al secondo trimestre del 2022 una ulteriore riduzione delle esposizioni legate alla Russia, aggiungendo di essere impegnata in un progressivo de-risking. Per la precisione, l’ esposizione verso la Russia è stata complessivamente ridotta di circa €2,7 miliardi, attraverso azioni proattive e disciplinate, mentre i Risk Weighted Asset (‘RWA’) della Russia sono stati ridotti di circa €2,7 miliardi.

La banca ha migliorato la guidance sul 2022, con ricavi previsti al di sopra di €16,7 miliardi e utile netto di circa €4,0 miliardi, esclusa la Russia. Le ambizioni finanziarie del Piano ‘UniCredit Unlocked’ 2024 di generazione organica di capitale media di 150 punti base annui, ricavi netti incrementali di circa €1,1 miliardi e RoTE del 10,0 per cento circa sono state confermate.

Occhio alle dichiarazioni che il numero uno di UniCredit, Andrea Orcel, ha rilasciato in una intervista al quotidiano La Repubblica: Orcel ha affrontato di nuovo il nodo Russia, rilasciando commenti anche sulla crisi di governo culminata nelle dimissioni di Mario Draghi, sul nuovo governo che verrà e, di nuovo, sull’eventuale ipotesi che UniCredit venga coinvolta in un processo di risiko bancario, attraverso una operazione di M&A.

A tal proposito, l’AD Andrea Orcel ha detto che UniCredit è e continua a sentirsi compratrice alle giuste condizioni, anche all’estero.

Equita: UniCredit esposta con favore a rialzo tassi

Oggi Equita SIM ha diramato una nota dedicata al Feedback dalla call dell’AD Orcel con gli analisti, parlando di una banca “resiliente e favorevolmente esposta al rialzo dei tassi”. Il giudizio positivo ha portato la SIM milanese ad alzare il target price sul titolo del 6% a 14,9 euro, dopo la revisione al rialzo delle stime. Equita ha così riassunto i punti salienti emersi dalla call:

  • Autorizzazione della Bce all’avvio del buyback da 1 miliardo attesa entro la prima metà di settembre.
  • L’incremento dei tassi sarà un elemento chiave a supporto della generazione dei ricavi. Sensitivity del margine di interesse NII del 2023 +1,5 miliardi per 100 punti base di rialzo della curva dei tassi (1 miliardo a run rate dal 2024).
  • I volumi di credito stanno mostrando una buona domanda lato corporate, mentre quella lato individual è in rallentamento.
  • L’esposizione russa è stata ridotta ulteriormente e, anche nello scenario ‘extreme loss’ la dotazione di capitale rimarrebbe estremamente solida (Cet1 pf nello scenario extreme loss a 14,9% da 15,7% nel secondo trimestre 2022).
  • Sensitivity CET1 a spread limitata, (c.2 punti base per ogni 10 punti base di allargamento spread)
  • UniCredit ben posizionata per affrontare un deterioramento macro, grazie a: 1) significativa dotazione di capitale; 2) presenza di overlays per c.1 miliardo; 3) esposizioni con garanzie pubbliche in Italia per c. 24 miliardi; 4) continua attenzione e monitoraggio all’attività di erogazione.
  • Remunerazione sull’utile netto 2022 vista almeno in linea con quella dell’anno precedente.
  • Il target 2022 dell’utile netto esclusa la Russia di c. 4 miliardi non include contributo da accordo con CNP né eventuali DTA write-up.
  • Utile netto 2022 +31% (+12% ex Russia) incorporando in parte la sorpresa positiva del secondo trimestre, con maggiore NII (margine di interesse) e più basso CoR (costo del rischio). Le nostre stime si mantengono rimangono il 12% al di sotto della guidance di UniCredit. Stime 2023/24 dell’11%/3% rispettivamente.
  • Target price +6% a 14,9 euro per azione (2023E P/TE = 0.5x con ROTE > 7%), incorporando la revisione delle stime, la maggiore dotazione di capitale e maggiore visibilità sulla remunerazione per gli azionisti, parzialmente compensate dall’incremento del Ke.
  • Rating buy: UniCredit tratta a multipli compressi (2023E P/E c.4x, P/TE c.0.3x) che, a nostro avviso, non riflettono: 1) eccellente profilo di capitale e asset quality 2) significativi safety buffers per affrontare efficacemente un peggioramento dello scenario macro; 3) approccio proattivo adottato in merito alle esposizioni in Russia; 4) remunerazione attraente che stimiamo > 60% dell’attuale capitalizzazione di mercato in arco piano, supportata da miglioramento della performance operativa.