Mps, aumento capitale con maxi-commissione alle banche. L’Ue vuole vederci chiaro, dubbio su aiuti di Stato
Mps e l’aumento di capitale da 2,5 miliardi di euro, con quelle commissioni da 125 milioni di euro promesse dall’istituto alle banche del consorzio di garanzia e al fondo Algebris, anch’esso garante: commissioni che hanno messo in allerta l’Ue, sempre vigile, soprattutto quando si tratta di Siena e dell’Italia, sul rispetto delle regole sugli aiuti di Stato. Un articolo del Financial Times ha riproposto nelle ultime ore la questione eterna degli aiuti di Stato: un tema scottante, che in teoria, con la ricapitalizzazione della banca senese – questa, almeno – non dovrebbe presentarsi, visto che il diktat dell’Unione europea al Monte di Stato, è chiaro da mesi:
lanciare un aumento di capitale a condizioni di mercato. Condizione che è stata ribadita dal governo di Mario Draghi, dalla stessa Mps e dell’azionista di maggioranza Mef.
D’altronde quando non era neanche sicuro che l’aumento di capitale del Monte dei Paschi avrebbe potuto partire, appena qualche settimana fa, si ricordava che, senza l’impegno delle banche del consorzio di garanzia a sottoscrivere l’inoptato, lo stesso Tesoro, maggiore azionista di Mps con una quota del 64%, non avrebbe potuto partecipare all’operazione, a causa di quel diktat ben preciso:
se quelle banche non firmano, se non c’è l’impegno dei privati, lo Stato italiano non può farsi avanti, e l’aumento di capitale neanche parte. La situazione si è poi sbloccata, come si sa, con le banche che hanno deciso di apporre la loro firma e farsi garanti della ricapitalizzazione del Monte, insieme al fondo Algebris: “I Garanti e Algebris si sono pertanto complessivamente impegnati a sottoscrivere, alle condizioni di cui ai rispettivi contratti, disgiuntamente tra loro e senza alcun vincolo di solidarietà, le Nuove Azioni non sottoscritte al termine dell’asta dell’inoptato per un importo massimo di Euro 857 milioni”, ha annunciato finalmente la banca il 13 ottobre scorso.
L’impegno del consorzio di garanzia ha reso possibile la conferma del MEF a sottoscrivere tutte le nuove azioni in proporzione alla propria quota di partecipazione pari al 64,2% del valore complessivo massimo dell’aumento di capitale, per un importo massimo pari a euro 1,606 miliardi. Qualche giorno prima dell’aumento di capitale si apprendeva tuttavia che Mps avrebbe dovuto sborsare alle banche garanti e al fondo Algebris commissioni per un valore di 125 milioni.
La Bce, che non escludeva affatto il rischio di burden sharing, parlava di spese complessive legate all’operazione di aumento di capitale, da parte di Mps, pari a 132 milioni, incluse le commissioni ai Garanti e ad Algebris per un valore, per l’appunto, di 125 milioni. Una somma che, secondo la Bce in primis, avrebbe avuto ripercussioni negative sulla solidità patrimoniale di Mps, come indicato nel prospetto informativo della banca:
“Nella Draft SREP Decision 2022, la BCE sottolinea l’alto rischio di esecuzione dellAumento di Capitale e la distanza che rimarrebbe, a fine 2024, fra il Tier 1 Ratio del Gruppo e quello dei suoi peers, poiché sulla base del Piano il Tier 1 ratio di Gruppo aumenterebbe fino al 14,2% a fine 2024, posizionandosi comunque per circa 70 bps al di sotto del livello medio delle banche significative europee e di circa 150 bps al di sotto dell’attuale media delle banche significative italiane. Il persistere di tale gap, nel lungo periodo, potrebbe rappresentare un possibile ostacolo a future operazioni di fusione con un partner industriale. Inoltre, in caso di mancata esecuzione dell’Aumento di Capitale, Mps rimarrebbe estremamente vulnerabile a ogni possibile evoluzione negativa dello scenario”.
Nello stesso comunicato stampa diramato dal Monte dei Paschi il 14 ottobre, relativo all’approvazione del prospetto informativo da parte della Consob, la banca rendeva noto quanto evidenziato dalla Bce:
“La stima delle spese dell’Offerta – pari a Euro 132 milioni, comprensivi delle commissioni ai Garanti e ad Algebris pari a Euro 125 milioni – aggiornata per effetto della stipula del Contratto di Garanzia e dell’Accordo di Investimento Algebris – ha prodotto un impatto negativo sui target di Tier1 ratio (previsti nell’orizzonte del Piano Industriale 2022-2026 approvato in data 22 giugno 2022) di 15 bps nel 2024 e 13bps nel 2026, con ciò riducendo il buffer di capitale rispetto ai requisiti SREP ed ampliando il divario rispetto al livello medio delle banche significative italiane ed europee”.
La Bce concludeva le sue riflessioni lanciando anche un avvertimento sul rischio che le nuove risorse raccolte dalla ricapitalizzazione avrebbero potuto non essere neanche sufficienti.
Tra le altre novità arrivate nelle ultime ore, la decisione delle Fondazioni del Nord a partecipare all’aumento di capitale di Mps.
“La prima a farsi avanti è stata Fondazione Cariplo, che ha deliberato di intervenire nell’aumento di capitale di Mps con 10 milioni. A ruota, seguiranno le altre grandi – scrive Il Corriere della Sera – Forse già oggi, con altri 10 milioni, la Compagnia di sanPaolo” mentre “domani, dopo il cda fiume, è attesa Crt con 7 milioni. A seguire, Padova, Forlì, Cuneo (con 3 milioni), forse Modena e Verona. E il numero potrebbe aumentare”.
Il Sole 24 Ore parla di un’adesione di tutte le Fondazioni bancarie alla ricapitalizzazione del Monte” pari a 100 milioni”.
Mps incassa invece un altro no da Andrea Orcel, numero uno di UniCredit. Nel giorno della presentazione dei conti del terzo trimestre e dei primi nove mesi dell’anno, Orcel viene interpellato sul caso Mps e sulla possibilità che Piazza Gae Aulenti torni a parlare con Mps dopo l’aumento di capitale di quest’ultimo:
“La priorità su cui si concentra l’intera organizzazione è l’esecuzione del Piano”, taglia corto il ceo di UniCredit, nel corso di un’intervista a Bloomberg Tv. La realizzazione del piano industriale UniCredit Unlocked, ha aggiunto il ceo Orcel, “sta creando miliardi di valore, molti di più di qualsiasi eventuale operazione di acquisizione ed è su questo che continuiamo a concentrarci”.
Mps: commissioni 125 mln ai garanti. Ue sull’attenti su aiuti di Stato
Le commissioni alle banche del consorzio di garanzia per un valore di 125 milioni di euro saranno pagate da una banca che, qualche ora prima del lancio dell’aumento di capitale, presentava una capitalizzazione di mercato inferiore a 100 milioni di euro. E che oggi capitalizza la cifra quasi ridicola di 20 milioni di euro circa, di per sé già a dir poco sproporzionata rispetto al valore della ricapitalizzazione, pari a 2,5 miliardi di euro.
Nelle ultime ore, la questione delle laute commissioni che Mps ha promesso alle banche del consorzio di garanzia per l’aumento di capitale ( il settimo degli ultimi 15 anni) tornata alla ribalta con un articolo del Financial Times, che ha rivelato che proprio queste commissioni sono andate a finire nel radar delle autorità europee, che vigilano sul rispetto delle norme degli aiuti di Stato.
La domanda è se a qualcuna di queste controparti garanti della ricapitalizzazione sia stato fatto alla fine una sorta di regalo, a dispetto dei contribuenti italiani che, con gli 1,6 miliardi di euro che il Tesoro si è impegnato a versare nelle casse del Monte nell’ambito del piano di aumento di capitale, stanno versando di tasca propria nuovi soldi per salvare l’eterna banca impantanata nei guai e a corto di capitale, “senza ricevere nessuna offerta volta a ridurre il rischio” che stanno correndo, “o qualsiasi altra forma di incentivo”, come ha spiegato un funzionario Ue all’FT.
Un investitore interpellato dal quotidiano britannico lo ha poi detto chiaro e tondo:
“I contribuenti sono gli unici che rischiano di perdere tutto”.
Dall’articolo del Financial Times emergono dunque dubbi su eventuali agevolazioni-regali che lo Stato maggiore azionista di Mps avrebbe fatto alle banche garanti, violando le regole sugli aiuti di stato: “Banchieri vicini alle trattative sulle commissioni hanno rivelato che i sottoscrittori si erano mostrati contrari ad assicurare la quota del 36% dell’aumento di capitale, a meno che il loro rischio ‘non fosse stato cancellato o diminuito in modo significativo attraverso una remunerazione (le commissioni)”.
I banchieri, conclude l’FT, avrebbero considerato le commissioni percepite per un valore di 125 milioni di euro proporzionate al rischio corso. E’ stato lo stesso Monte dei Paschi a contattare il Financial Times, spiegando che “le commissioni devono essere calcolate sulla base dell’ammontare totale che è stato sottoscritto dal consorzio delle banche”, e che, “se l’aumento di capitale avrà successo”, quei 125 milioni saranno erogati sia per “le attività di coordinamento e gestione (dell’operazione), che per la componente del rischio“.
Vale la pena ricordare che le banche del consorzio di garanzia sono in tutto otto: Bank of America, Citigroup, Credit Suisse e Mediobanca nelle vesti di joint global coordinator e Banco Santander, Barclays, Société Générale e Stifel Europe che agiscono in qualità di bookrunner.
Ma vale la pena ricordare, anche che, oltre alle banche garanti, ci sono anche gli investitori che agiranno da sub-writer, ovvero che interverranno prima delle banche d’affari, trasformandosi quindi realisticamente in azionisti della banca. Questi investitori si sono esposti fino a coprire, dei 900 milioni di capitali privati che Mps doveva rastrellare, una somma di 500 milioni in caso di inoptato, ovvero di mancata sottoscrizione delle azioni.
Tra di loro ci sono gli obbligazionisti che hanno fatto shopping dei bond Tier 2 della banca e che non vogliono certo rischiare che l’aumento di capitale faccia flop: in quel caso, scatterebbe infatti il burden sharing, spettro che si è riaffacciato a Siena negli ultimi giorni, quando si è parlato del rischio che il rafforzamento di capitale del Monte di Stato neanche partisse. Il Sole 24 Ore ha fatto i nomi “di fondi come Pimco, BlueBay, Malquart, che nel complesso tireranno fuori una cifra vicino ai 200 milioni “.
Il ruolo dei garanti e anche degli investitori di prima allocazione dell’aumento di capitale di Mps è stato descritto dalla banca:
“Fermi restando gli impegni di garanzia di cui al Contratto di Garanzia, i Garanti hanno sottoscritto con alcuni investitori (gli ‘Investitori di Prima Allocazione’) accordi finalizzati alla riduzione del rischio derivante dal Contratto di Garanzia (gli ‘Accordi di Prima Allocazione’) per un ammontare complessivo massimo pari, alla data della presente comunicazione, a Euro 410.000.000,00 (il ‘Controvalore Massimo di Prima Allocazione’). Si precisa che il complesso degli investitori che ha assunto nei confronti dei Garanti impegni relativi alla sottoscrizione di Nuove Azioni è pari a oltre il 50% della quota riservata agli azionisti diversi dal Ministero dell’Economia e delle Finanze, inclusiva della quota di sub-underwriting per Euro 20.000.000,00 di Algebris e tenuto conto della partecipazione di Anima Holding SpA per Euro 25.000.000,00 come risulta dal comunicato stampa della società diffuso in data 13 ottobre 2022″.