Mps Day: giornata cruciale per l’aumento di capitale. Lovaglio vuole anticipare tempi per evitare ingerenze politica
A Piazza Affari oggi è l’Mps Day, il giorno in cui l’assemblea degli azionisti si riunisce in via straordinaria per dare l’ok all’aumento di capitale da 2,5 miliardi che, in base alle indiscrezioni degli ultimi giorni, il ceo Luigi Lovaglio vorrebbe velocizzare, per evitare ingerenze della politica.
Il mercato nei giorni scorsi ha scommesso con forza sull’operazione, brindando in particolare alla notizia che vedrebbe protagonista il partner industriale Anima, disposto a partecipare all’aumento di capitale. Un’ombra è stata gettata invece dal mondo della politica, con Maurizio Leo, consigliere economico della leader di Fratelli d’Italia Giorgia Meloni che, interpellato da Bloomberg, ha detto di auspicare un rinvio dell’aumento di capitale: “E’ un momento difficile ed è meglio aspettare il nuovo governo. Quella del Monte dei Paschi è un’operazione importante, che deve tutelare sia i posti di lavoro sia un asset strategico per l’economia italiana”.
Il titolo Mps oggi continua a puntare verso l’alto, in rialzo fino a +4%, per poi ridurre i rialzo attorno a +2% circa.
Secondo indiscrezioni di stampa riportate dall’agenzia Radiocor, “i partner commerciali Anima e Axa potrebbero raggiungere il 15% del capitale post aumento nell’ambito di una rinegoziazione degli accordi esistenti. ‘L’eventuale successo dell’aumento di capitale – commentano gli analisti di Intermonte – rafforzerebbe nettamente la posizione di capitale della banca che, in questo modo, potrebbe finanziare il nuovo business plan e allontanare ipotesi di bail in/burden sharing”.
In teoria, l’operazione di aumento di capitale dovrebbe iniziare alla metà di ottobre, qualche settimana dopo le elezioni politiche del 25 settembre, che vedono il centro destra in vantaggio. Bloomberg fa notare che, in base ai meccanismi della politica italiana, i vari partiti non riuscirebbero a formare un nuovo governo entro la metà di ottobre, periodo a partire dal quale la banca guidata dal ceo Luigi Lovaglio ha pianificato per l’appunto il via all’aumento di capitale. E periodo che potrebbe a questo punto essere anche anticipato perchè, in base ai rumor riportati da Il Sole 24 Ore, Lovaglio non avrebbe affatto voglia di aspettare la formazione del nuovo governo, e punterebbe ora a concludere la ricapitalizzazione alla fine di ottobre, dunque prima della data di chiusura inizialmente comunicata ai mercati, quella del 12 novembre. (L’operazione dovrebbe avere una durata complessiva di tre settimane).
Così commentano gli analisti di IG, guardando al caso della banca senese: “Siamo fiduciosi sulle strategie e sulle operazioni introdotte dal nuovo amministratore delegato Lovaglio, che riteniamo competente nel campo bancario e in grado di supportare un complesso programma di riorganizzazione della banca senese. Nonostante ciò, il caso è molto complicato (come spesso accade quando lo stato interviene in salvataggi pubblici) e potrebbe risultare in un esito ben diverso da quello che ci si aspetta. In ogni caso, attualmente il titolo capitalizza in Borsa circa €410 milioni e quota intorno ai livelli di €0,37 centesimi. Le azioni sono però in un calo continuo da marzo scorso mostrando, da quel momento, un ribasso del 62%”.
Agli inizi di settembre la Bce ha dato il via libera alla ricapitalizzazione dell’istituto senese, partecipato per il 64% dal Tesoro.
Sono state poi le stesse banche del consorzio di garanzia a manifestare il desiderio di rimandare l’operazione addirittura al 2023. Nella stessa nota dedicata a Mps, IG ha inoltre scritto che “alcuni investitori sottolineano che l’operazione dovrebbe essere conclusa entro la fine dell’anno così da non inficiare le strategie della banca che prevedono numerosi licenziamenti (che genereranno oneri una tantum da €800 milioni solo nel 2022 e risparmi per €270 milioni nel 2023) senza tenere conto degli effetti regolamentari sul capitale dell’istituto senese che avranno effetto diretto dal prossimo anno”.
Insomma, Mps fa sempre rima con incertezza.
Alla fine di luglio, un alert sul destino della banca è stato lanciato dalla stessa presidente della Commissione parlamentare d’inchiesta sul sistema bancario e finanziario, Carla Ruocco (che ha lasciato il M5S per andare nel movimento di Luigi Di Maio), nel bel mezzo della crisi del governo Draghi innescata da Giuseppe Conte, leader del M5S. Da allora l’attenzione del mercato è tornata a focalizzarsi anche su quel doom loop tossico, o abbraccio mortale, che espone in particolare alcuni istituti di credito italiani alla croce italiana del debito pubblico. (Qui i NOMI dei più vulnerabili ).
L’aumento di capitale del Monte di Stato viene considerato prioritario dall’AD Luigi Lovaglio che, all’inizio di luglio, ha ribadito che qualsiasi eventuale operazione di M&A, comunque necessaria affinché quella privatizzazione della banca che è diventata quasi utopia si concretizzi, avverrà soltanto dopo la ricapitalizzazione della banca.
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“Il nostro obiettivo primo è restituire alla banca il valore che merita, diventando così oggetto di attenzione per gli investitori quando lanceremo l’aumento di capitale. Poi, al momento opportuno, ci potremo sedere al tavolo con pari dignità rispetto a coloro che vorranno avviare un dialogo sulla base di un progetto di crescita da proporre agli azionisti”, ha detto il ceo del Monte. Per ora il Mef ha confermato la partecipazione all’aumento di capitale, che comporta per lo Stato (per noi contribuenti) un esborso di circa 1,6 miliardi: questo vuol dire che i capitali privati sono chiamati a partecipare alla ricapitalizzazione per un valore di 900 milioni-1 miliardo.
Intanto sorge anche la seguente domanda: qualcuno, con le ripetute vendite che hanno colpito il titolo dall’inizio dell’anno, portandolo praticamente a zero, ha per caso cercato di far saltare l’operazione di ricapitalizzazione del Monte dei Paschi?
Così un articolo de Il Tempo pubblicato oggi, nel mettere in evidenza il tonfo del titolo che, negli ultimi sei mesi, ha perso il 61%. Il quotidiano, riferendosi anche alle “troppe anomalie negli scambi soprattutto nel tirare in basso le quotazioni”, che sono state rilevate da parte degli osservatori dei mercati, parla di “speculazione sospetta che avrebbe potuto far saltare l’aumento di capitale”.
Nel premettere che “fondi e società coimprano e vendono titoli sul mercato lucrando sugli aribitraggi”, praticamente facendo “il loro lavoro”, Filippo Caleri de Il Tempo ha puntualizzato che “è chiaro che un attacco molto poiù forte sul titolo, in grado di dissuadere i grandi investitori, avrebbe potuto innescare una partita politica oltre a quella economica e finanziaria. Sfumata la ricapitalizzazione qualche altro grosso istituto italiano o anche estero ma interessato allo svoluppo nello Stivale avrebbe fatto una mossa per portarsi a casa il boccone di Siena senza spendere troppo, o come già accaduto anche nulla”.