Mps e l’aumento di capitale: con la chiamata alle armi del Tesoro arriva il soccorso delle Fondazioni
Le Fondazioni bancarie sono pronte a blindare l’aumento di capitale da 2,5 miliardi di euro lanciato da Mps, ma non tutte: la Fondazione CariVerona, guidata da Alessandro Mazzucco, avrebbe deciso infatti di non affiancare le fondazioni Compagnia di Sanpaolo e Cariplo, che parteciperanno invece alla ricapitalizzazione del Monte di Stato con un contributo di 10 milioni di euro ciascuna.
Ha deciso per il sì la fondazione Crt, con un contributo di 5 milioni, stando a quanto riportato da Il Messaggero, così come un altro contributo di 5 milioni avrà come mittente Cariparo. L’apporto delle fondazioni di origine bancarie fa seguito alla richiesta del Mef-Tesoro maggiore azionista, che ha contatto nei giorni scorsi diverse grandi Fondazioni per cercare di ridurre l’inoptato dell’aumento di capitale, ovvero quelle azioni che rischiano di non essere sottoscritte, corrispondente a una cifra ancora troppo corposa, pari a 400 milioni. Il quotidiano romano fa notare, in un articolo pubblicato nell’edizione odierna che, in totale, “Crt, Cariparo, (ma anche le casse di previdenza) Enpam e Inarcassa hanno stanziato 35 milioni”, portando “a quota 93 milioni le risorse straordinarie”.
Viene ricordato infatti che i 35 milioni nuovi si aggiungono a quei 30 milioni che sono stati stanziati nei giorni scorsi dalle “fondazioni Cr Firenze, Mps, Lucca, Pistoia e Pescia, ai 10 milioni ciascuna di Cariplo e Compagnia SanPaolo, ai 3 milioni di fondazione Cuneo e cinque di Crt”.
Nel frattempo, il titolo Mps oscilla a Piazza Affari attorno a quota 1,95 euro, livello che rimane ostinatamente inferiore al prezzo delle nuove azioni offerte e che rende dunque per gli investitori privati più conveniente acquistare le azioni in Borsa che sottoscrivere nuove azioni.
E quelli che mancano sono proprio investitori privati pronti a sottoscrivere spontaneamente, senza moral suasion del Tesoro, le nuove azioni del Monte dei Paschi.
Un articolo de La Stampa scrive intanto, nel mettere in evidenza la decisione di Cariverona di dire no, “in generale l’entusiasmo delle fondazioni per l’operazione non è alto perché in questo momento di crisi, sono risorse che si sarebbe potuto investire nei territori”. In un discorso proferito a margine della presentazione della ricerca sul risparmio che l’Acri realizza ogni anno alla vigilia della Giornata Mondiale del Risparmio, Francesco Profumo, numero uno di Acri (Associazione di fondazioni e casse di risparmio) ha risposto alle domande sul caso Mps:
“Le Fondazioni hanno deciso singolarmente“, ha detto, stando a quanto riportato dall’agenzia di stampa Radiocor: “Siamo di fronte alla più antica banca del mondo e le Fondazioni hanno dimostrato attenzione per un tema rilevante per il Paese”.
Profumo ha spiegato a tal proposito che gli enti di origine bancaria “hanno fatto una valutazione del piano industriale che è interessante, c’e’ il problema degli esuberi e il fatto che nel 2024 si prevede un utile pre tasse di 700 milioni, quindi ci sono le prospettive per cui questa operazione porti a una stabilizzazione della banca”.
“Ed è per questo – ha continuato il numero uno dell’Acri – per cui un gruppo numeroso di Fondazioni ha deciso di fare l’operazione in questa direzione”.
Riguardo alle Fondazioni viste da qualcuno come bancomat a disposizione della politica, Profumo ha così risposto:
“Il tema bancomat piace a voi giornalisti, oggi le fondazioni sono soggetti con strategie e con i loro piani e nei piani ci sono interventi standard e anche eccezionali; le Fondazioni hanno sempre una doppia mano, una per le emergenze e un’altra per il lungo termine, questo in Monte dei Paschi lo classificherei più sul lungo termine che sull’emergenza perchè attraverso un’operazione di questo genere si dà stabilità ad un operazione che poteva essere altrimenti più complicata”.
Mps, appello alla Bce: ‘Fermi aumento di capitale, è illegale’
L’apporto delle Fondazioni bancarie non basta tuttavia a rasserenare lo scenario, soprattutto dopo l’altolà lanciato da Londra sulla stessa operazione di aumento di capitale.
Ieri è arrivata la notizia, riportata dal Financial Times, relativa alla richiesta alla Bce da parte di un investitore globale, attivo in Uk e negli Stati Uniti, di bloccare l’aumento di capitale: richiesta presentata dalla società legale RPC, che rappresenta l’investitore, con una lettera ad hoc.
Motivo della richiesta dello stop alla ricapitalizzazione è il sospetto che la banca italiana stia acquistando in modo indiretto le proprie azioni.
La missiva, che porta la data del 25 ottobre, contesta la maxi commissione da $125 milioni che Mps ha pagato alle banche del consorzio di garanzia e al fondo Algebris: commissione che avrebbe destato già sospetti a Bruxelles, come era stato reso noto il giorno prima ancora dal Financial Times.
“Non è chiaro, come minimo, il fatto che un investitore privato nella posizione di Mps possa fornire una commissione di sottoscrizione di una tale portata, ad altri, per assicurare l’acquisto dell’inoptato, e quindi dare contribuiti agli acquirenti in modo diretto e indiretto”, si legge nella lettera inviata alla Bce dalla società legale RPC. L’aumento di capitale di Mps è stato bollato come “illegale”.
Di conseguenza, “l’autorizzazione della Bce dovrebbe essere ritirata e l’emissione delle nuove azioni fermata”.
Il rafforzamento patrimoniale, hanno continuato i legali dell’investitore, è inoltre una operazione “che può essere completata solo con la commissione di sottoscrizione” (pagando insomma le banche del consorzio, affinché garantiscano l’inoptato).
Mps e commissioni banche 125 mln, sospetto Ue su aiuti di Stato
Nel corso della settimana che si appresta alla conclusione, un precedente articolo del Financial Times aveva rivelato che le maxi commissioni pagate alle banche garanti e al fondo Albegris erano finite nel radar delle autorità europee, che vigilano sul rispetto delle norme degli aiuti di Stato.
L’interrogativo che assilla Bruxelles, secondo il quotidiano UK, è se a qualcuna di queste controparti garanti della ricapitalizzazione sia stato fatto alla fine una sorta di regalo, a dispetto dei contribuenti italiani che, con gli 1,6 miliardi di euro che il Tesoro si è impegnato a versare nelle casse del Monte nell’ambito del piano di aumento di capitale, stanno pagando di tasca propria nuovi soldi per salvare l’eterna banca impantanata nei guai e a corto di capitale, “senza ricevere nessuna offerta volta a ridurre il rischio” che stanno correndo, “o qualsiasi altra forma di incentivo”, come aveva riferito all’FT un funzionario Ue.
Un investitore interpellato dal quotidiano britannico lo aveva detto chiaro e tondo: “I contribuenti sono gli unici che rischiano di perdere tutto”.
Le commissioni alle banche del consorzio di garanzia per un valore di 125 milioni di euro saranno pagate tra l’altro da una banca – Mps per l’appunto – che, qualche ora prima del lancio dell’aumento di capitale, presentava una capitalizzazione di mercato inferiore a 100 milioni di euro. E che oggi capitalizza la cifra quasi ridicola di 20 milioni di euro circa, di per sé già a dir poco sproporzionata rispetto al valore della ricapitalizzazione, pari a 2,5 miliardi di euro.
Va ricordato che, la scorsa settimana, le nuove azioni del Monte dei Paschi sono partite a Piazza Affari al valore teorico di 2,063, mentre i diritti di opzione al valore di 7,837. L’ultimo giorno di adesione all’aumento di capitale è il 31 ottobre 2022. Il valore dei diritti di opzione si è praticamente azzerato.
I diritti di opzione per sottoscrivere nuove azioni Mps possono essere esercitati dal 17 ottobre 2022 al 31 ottobre: quelli che non saranno esercitati entro il termine del periodo di opzione saranno offerti su Euronext Milan all’asta dell’inoptato il 1 e il 2 novembre 2022.
I diritti di opzione acquistati durante questa potranno/dovranno essere poi esercitati entro il 3 novembre.