S&P avverte l’Italia di Meloni: ‘scelte difficili’, spazio manovra limitato. Scudo salva BTP, la risposta di Lagarde
“Scelte difficili” per il nuovo governo italiano, in un contesto di recessione in Europa e sulla scia di un debito pubblico dell’Italia elevato. E’ quanto emerge dalla nota dell’agenzia di rating S&P Global Ratings, diramata nella serata di ieri, a commento dell’esito delle elezioni politiche italiane di domenica 25 settembre. Elezioni che hanno sancito la vittoria di Fratelli di Italia, diventato primo partito in Italia, preannunciando la formazione di un governo di centrodestra guidato da Giorgia Meloni.
S&P Global Ratings ha messo in evidenza i limiti dell’Italia, che dispone di uno spazio di manovra di bilancio “limitato”, in vista della legge di bilancio che dovrà essere varata nell’arco delle prossime settimane, dopo la formazione dell’esecutivo.
Di fatto, l’Italia ha un debito-Pil che, entro la fine di quest’anno, Standard & Poor’s prevede di poco inferiore al 138%, a fronte di un deficit-Pil stimato al 6,3%.
“Nonostante questo non anticipiamo imminenti rischi di bilancio dalla transizione al nuovo governo”, ha scritto S&P, aggiungendo di stimare per l’Italia una “recessione lieve” nel 2023 con un Pil in flessione dello 0,1%.
In generale, l’agenzia ha rivisto le proiezioni di crescita dell’area euro: l’outlook per il 2023 dell’Eurozona è stato tagliato dall’1,9% allo 0,3%, mentre quello del 202 è stato rivisto al rialzo dal 2,6% al 3,1%. Nel caso specifico dell’Italia, le stime sul Pil del 2022 sono state riviste al rialzo a una crescita pari a +3,4%, rispetto al +3,1% precedentemente atteso, mentre per il 2023 l’outlook è stato peggiorato dal 2,1% al -0,1%. Per il 2024 l’outlook è di un Pil in crescita dell’1,5%.
L’agenzia di rating ha ribadito l’importanza del PNRR del governo Draghi:
“Cruciale per la ripresa economica (e di conseguenza, in modo indiretto, per le casse dello Stato) del 2023 e del 2024 sarà se il nuovo governo realizzerà le riforme del Pnrr che consentiranno” l’erogazione di altri fondi europei. “Durante la campagna elettorale la leader di Fratelli d’Italia (Giorgia Meloni) ha indicato un interesse nella revisione degli impegni” – hanno ricordato da S&P Global Ratings –“dal nostro punto di vista ogni riapertura causerebbe un ritardo” nello stanziamento dei fondi Ue e “aumenterebbe l’incertezza sulle prospettive economiche”.
Da segnalare che, insieme all’altra agenzia di rating Fitch, il rating di Standard & Poor’s sul debito pubblico italiano è pari a “BBB” con “outlook stabile”.
Si attende la sentenza di Moody’s, in arrivo venerdì 30 settembre: l’agenzia aggiornerà il proprio giudizio sull’Italia, che è superiore rispetto al livello junk, spazzatura, di appena un livello.
Ieri lo spread tra Btp e Bund a 10 anni – parametro che monitora praticamente il rischio Italia – è salito nel finale delle contrattazioni fino a 242 punti base, rispetto ai 231 dell’avvio della sessione. Il livello è il più alto dalla metà di maggio del 2020. I tassi sui BTP decennali sono balzati al 4,5%, al valore più alto dal 2013.
La fiammata finale dello spread BTP-Bund e dei tassi è stata rinfocolata dalle dichiarazioni rilasciate nella giornata di ieri da Christine Lagarde, numero uno della Bce, che hanno rafforzato le aspettative di ulteriori rialzi dei tassi, considerati dalla banca centrale necessari per battere l’inflazione.
“Prevediamo di alzare ulteriormente i tassi di interesse nelle prossime riunioni (del Consiglio direttivo) per far scendere la domanda e prevenire il rischio di un persistente spostamento al rialzo delle aspettative di inflazione”, ha detto Lagarde in audizione alla commissione Economica del Parlamento europeo. Lagarde ha sottolineato che “valuteremo regolarmente il nostro percorso di politica monetaria alla luce delle informazioni in arrivo e dell’evoluzione delle prospettive di inflazione”. Occhio a come la numero uno della Bce ha risposto a una domanda sullo scudo anti-spread salva BTP annunciato a luglio, il considetto strumento contro il rischio di frammentazione dell’area euro ‘Trasmission protecion instrument’ (Tpi). La domanda era se la banca centrale stesse guardando all’Italia a seguito dell’esito delle elezioni politiche. Lagarde ha ribadito che lo scudo anti-spread “non è uno strumento inteso per un paese specifico”, va “dai baltici a Malta, e alla Croazia dal primo gennaio. Non ho un paese specifico in mente”. Inoltre, “non è l’unico strumento” in mano alla Bce.